| Stereotomy è singolare perchè rappresenta il ritorno al rock progressivo, dopo un periodo pop sempre più dominato dalla Arista. Molte strumentali, Eric canta poco, struttura di album e canzoni compatta e inusuale, molto sperimentalismo anche con le nuove tecnologie. In quel periodo Alan&Eric avevano una quantità astronomica di giocattoli nello studio (ho letto un'intervista ad A&E di 10 pagine a riguardo), ma anche al tempo di Tales e I Robot il Project sperimentava con la nuova elettronica di allora (Vocoder e Projectron). OK poca orchestra, ma pochi si accorgono della sua presenza nella title track (sui ritornelli). Come ha detto Alan in un'intervista, l'Orchestra c'è certamente, più integrata rispetto al passato. Il che si sente molto bene in quella magia parsoniana che è la parte di Walrus in cui la batteria va in sottofondo, dove non c'è soluzione di continuità fra orchestra, Rainbow e chitarra elettrica. In definitiva uno stacco dal pop e un ritorno al progressive rock, e per questo è un album che un fan, a seconda dei gusti, mette decisamente fra i preferiti o fra i non-preferiti. Io appartengo alla prima categoria.
Lato negativo il tema, poco chiaro e che sembra essere esclusivamente autobiografico. Il ritorno allo sperimentalismo di Tales è accompagnato dai riferimenti indiretti a Poe (la parola Stereotomy e il testo di Chinese Whispers entrambi dai "Delitti della Rue Morgue", e con Beaujolais anche l'alcolismo), mentre Light of the World con la sua tematica di fede (anche se Eric ha la sua religione personale) apre la strada al seguente Gaudì, forse non a caso essendo l'ultima traccia (a parte il ritorno di Stereotomy). Così Stereotomy, benchè compatto nella struttura e nello stile, è un album di passaggio, stilisticamente e quindi (essendo molto autobiografico) anche tematicamente. Eric aveva già iniziato a lavorare su Gaudì, e aveva in mente più o meno consapevolmente anche i musical.. e su questo Limelight la dice lunga.
Quanto alla sovracopertina colorata della prima edizione su vinile... esatto admin. Ma, Alexander63, non chiamiamola "3D", questo può trarre in inganno chi è all'ascolto, per cui spiegherò meglio. E' una busta di plastica trasparente, rossa su un lato e blu sull'altro, così quando veste il disco la plastica rossa nasconde le parti scritte e disegnate in blu su un lato e viceversa sull'altro lato. Vestendo la busta col rosso dietro anzichè davanti si inverte l'effetto. Naturalmente tirando fuori il disco si vedono sia parte rossa che blu su entrambi i lati. Trovata geniale, e metafora del doppio piano di lettura dei testi di Eric.
Edited by HyperGamma - 18/12/2007, 23:36
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